Naturale è brutto.

Il canone estetico, come ben sappiamo, è qualcosa di estremamente soggetto allo scorrere del tempo: gli anni passano e ciò che ieri ci sembrava bellissimo e ineguagliabile, domani sarà stravagante ed esagerato. Questo accade anche a me che, nonostante non abbia subito grossi cambiamenti con il passare del tempo, quando mi ritrovo nelle mani qualche vecchia foto non posso che soffermarmi con un risolino isterico su un particolare imbarazzante: le sopracciglia. Esatto, proprio le sopracciglia che oggi vengono abbandonate a se stesse, folte, naturali, ribelli, nei primi anni duemila dovevano essere rigorosamente sottili: un vero ‘must have’. Fortunatamente sono riuscita a non essere completamente alla moda, -ossia non le dimezzai del tutto, come invece fecero molte altre mie coetanee, costrette ora a ricorrere a metodi alternativi per poter essere al passo coi tempi (la ‘pratica’ più diffusa a cui si sottopongono le più è il microblading, un trattamento estetico simile al tatuaggio).

Per questo e altri motivi, mi ritrovo sufficientemente contrariata all’uso spropositato che si possa fare della chirurgia estetica al sol fine di soddisfare i suddetti canoni. Si, perché poi dimentichiamo completamente che essi cambiano col passare degli anni –rifletti attentamente sulla storia delle sopracciglia!– E con queste parole non cerco affatto di imbandire sviolinate sulla bellezza naturale, nel credere in sé stesso e robe simili; affatto, l’insicurezza fa parte dell’essere umano, anche quello che tutti vediamo essere al centro dei riflettori, perfetto e senza paure, in realtà nasconde sotto la maschera di perfezione la peggior insicurezza.

Anni fa –quasi 10 anni fa più o meno, quindi perdonate i ricordi sfocati-, lessi il mio primo –e in realtà unico, non perché non mi piacesse l’autore, anzi, probabilmente ripensandoci dovrei dare un’occhiata in libreria- romanzo di Chuck Palahniuk, Invisible Monsters. Non acquistai mai questo libro, ma lo presi in prestito dalla libreria della mia allora coinquilina e cara amica d’infanzia Pina. Lo tenni per me quasi un anno e, inizialmente, la lettura andava molto a rilento con lunghe o lunghissime pause anche di intere settimane. Probabilmente anche per questo motivo mi toccò leggerlo una seconda volta –anche perchè trovai molto ostica la sintassi utilizzata da Palahniuk, in un primo momento.Questo romanzo credo possa rappresentare l’apoteosi del mio articolo: potrebbe anche essere volgarmente sintetizzato in una massima sentita e risentita: l’apparenza inganna! Ebbene riassumo velocemente la trama o meglio il nocciolo del romanzo:

Invisible Monsters- Chuck Palahniuk

La protagonista, Shannon, è un’invidiabile modella dalla vita perfetta: una bellezza inarrivabile, un fidanzato perfetto, una migliore amica perfetta, un lavoro perfetto; tutto va per il meglio se non che un giorno si ritrova a perdere tutto, completamente tutto. A causa di un colpo di pistola ricevuto in pieno volto, si vede sfigurata: un mostro senza mandibola. Anzi, non solo lei non riesce a guardarsi allo specchio, ma sono soprattutto le persone che credeva fossero punti fermi a voltarle le spalle: il fidanzato l’abbandona, la migliore amica l’abbandona, il lavoro la abbandona. Shannon è sola, arrabbiata col mondo, arrabbiata con se stessa. Cresciuta in una società improntata sulle apparenze, Shannon riceveva attenzioni e appagamento in maniera del tutto proporzionale alla sua bellezza. E’ proprio per questo che perde tutto: persa la bellezza non le rimane nient’altro che disperazione, emarginazione sociale, abiezione: diventa un vero reietto. Paradossalmente Shannon riuscirà a ritrovare se stessa grazie alla guida di Brandy Alexander, una transgender a cui manca un ultimo step per essere completamente donna; un personaggio enigmatico, che ha passato tutta la vita a cercare se stessa affrontando pregiudizi, cattiverie e superficialità.

Un romanzo da un’attualità sconcertante. Un romanzo che porta in sé, dietro quella matassa combinata e confusa di parole, un messaggio così profondo e semplice. L’accettazione di sé stessi non è sempre un percorso privo di difficoltà; non sempre è immediata la conoscenza che si ha di noi stessi. Il romanzo ci pone davanti due personaggi che percorrono la strada verso l’accettazione e la conoscenza di se stessi in maniera totalmente diversa. Ma il messaggio è proprio questo: chiaro, diretto, semplice, esplicito.

Non è assolutamente corretto, normale, scontato che nel 2020 si debbano ancora affrontare questi discorsi; non è giusto che le ragazzine in una fragile e difficile età, qual è l’adolescenza, debbano confrontarsi con coetanee dai 9mila ‘followers’ che ostentano seni prosperosi che Pamela Anderson chi sei ormai, mega labbroni, ecc… E qui non si vuole annullare o appiattire il concetto di bello. Esistono le belle donne, esistono le belle foto; ma trovo totalmente ingiusto, scorretto, basso e perfino riprovevole utilizzare applicazione o programmi –vedi photoshop- per alterare il proprio aspetto. Perché finché esso giunge dalla semplice ragazzetta che lo fa per cercare l’approvazione sociale, è un campanello d’allarme, ma di per sé non comporta altri danni; quando queste applicazione vengono utilizzate dalle cosiddette fashionblogger, dalle icone della moda, questo diventa un danno per tutti coloro che le seguono. Vera alterazione della realtà. E non mi importa che mi si dica “e ma quello è il loro lavoro. E ma quelle campano così”, perché se devono essere pagate affinché illudano, affinché ingannino milioni di povere ragazze che passeranno una giovinezza a sentirsi brutte, inadeguate, non all’altezza, allora è sbagliato. Ma in realtà ad essere sbaglio è l’intero sistema.

E se per voi è normale la moda-reazione a catena che sta impazzando su Instagram, dove le fashionblogger mostrandosi umili e modeste pubblicano dei loro selfie “al naturale”, con didascalie profonde del tipo “ci vuole coraggio a pubblicare una foto senza photoshop” e pensate sia un gesto lodevole, sbagliate. Perché ripeto, il problema è di fondo, nel sistema. Noi ragazze normali troviamo sempre il coraggio di pubblicare selfie senza utilizzare photoshop, con la nostra insicurezza, con i nostri “faccio schifo in questa foto, ma vabbè…”, eppure nessuno viene a dirci “wow, siete da ammirare, che coraggio!”. Esistono persone, nel mondo della ‘normalità’ che combattono da anni con l’accettazione di se stessi, con la pelle rovinata da acne, col seno troppo piccolo, con qualche chilo in più, con le labbra poco carnose, con il lato B non abbastanza pronunciato. E allora se si vuol tanto decantare questa ‘solidarietà femminile’, questo ‘girl power’, perché non smettiamo di utilizzare applicazione che trasformano i nostri connotati? Perché le icone della moda devono necessariamente ingrandirsi il seno, lato b, labbra, stringere la vita? Allora tutte loro sono delle ‘Shannon’ che non apriranno gli occhi finché non succederà qualcosa che turbi la loro serenità. Parlano e straparlano di ‘body shaming’, fingono di combatterlo, quando sono proprio loro la vera ostentazione della perfezione,  dove tutto ciò che è diverso è sbagliato, brutto e inaccettabile.

Se si volesse veramente cambiare qualcosa, dovremmo iniziare a cambiare atteggiamento: basta foto in copertina di riviste autorevoli con volti angelici, perfetti, levigati, disegnati: è photoshop; impariamo ad accettarci, a conoscerci, a rispettarci e amarci. Smettiamola di inseguire dei tipi fissi e stereotipati di bellezza costruita. Abbiate il coraggio di essere voi stessi, sempre. Un giorno, quando la moda della plastica e del silicone (chirurgia estetica) saranno passate non sarà poi così facile ritornare alla ‘normalità’, come le mie sopracciglia.

E voi? Che idea avete a riguardo? Fatemi sapere. Un abbraccio amici!

Quello che volevo assomigliava sempre di più a quello che ero sempre stata allenata a volere. Quello che tutti vogliono.Dammi attenzione.Flash.Dammi bellezza.Flash.Dammi pace e felicità, una relazione d'amore,una casa perfetta.Flash.

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